L’inferno sono gli altri

Michèle Cooke

No, Jean-Paul Sartre. Hai sbagliato.

Tu ed io. Voi e noi. le lingue occidentali ci dividono.

La divisione si manifesta nella grammatica e si esprime nelle concetti che formano le fondamenta dei nostri pensieri.

Dire “tu sono io” conta come errore grammaticale. Non “si dice”. E perché non si dice, non si pensa e non si sente.

Voi non siete noi. Tu non sei io.

È possibile pensare-sentire fuori dai concetti grammaticali? Cosa succederebbe se infrangiamo le regole?

Tutto dipende dalla prospettiva.

Quando succedono cose brutte a me, cerco la spiegazione fuori di me. Non è colpa mia. Sono cause esterne che mi fanno male.

Tuttavia, quando si tratta della tua vita, se le cose non vanno bene per te, è perché tu hai fatto qualcosa per farlo cadere su te stesso. Sei tu che lo cerchi. La tua vita è la tua colpa. Dopotutto, il carattere determina il destino. Tu non sei io.

Per me, il mio destino non ha niente a che vedere col mio carattere o le mie decisioni. Ovviamente no. Sono le azioni degli “altri” che determinano la mia sfortuna, che mi rendono la vita tanto dura.

Le spiegazioni dipendono sempre dal punto di vista. Io vedo le cose da un’altra prospettiva rispetto a te. Tu sei sempre altrove. Sei sempre l’altro. Ma: se io fossi in te, vedrei tutto dal tuo punto di vista. Mi sentirei come te, vedrei la tua vita come se fosse la mia.

E la mia come se fosse la tua.

Non cercherei spiegazione benevolente solo per le miei azioni. Non vedrei quello che fai tu in un spirito ingeneroso. Ti concederei la stessa generosità di spirito che accordo alle persone che chiamo “noi”.

Si dice “noi” quando vediamo che siamo simili in un modo o nell’altro.

“Voi” siete gli altri. Non come io, non come noi. Diversi. Strani.

Le categorie “tu” e “io” ci dividono. La grammatica ci tiene separati. La lingua impedisce di vedere che siamo tutti “noi”.

Viviamo tutti la stessa vita. Solo il modo di viverla è diverso.

Non è il carattere che determina il destino. È il modo di vedere. Vogliamo vedere con uno sguardo d’amore, che non separa “noi” da “voi”? O seguiamo le regole della grammatica, della politica, del patriottismo e ci teniamo distanti? Lontani? Isolati?

È vero che per vedere abbiamo bisogno di distanza. Ma non è una distanza di separazione. È la distanza che permette di relazionarsi. Vedere è una relazione. Ci sono sempre due elementi: io e tu. Senza relazione rimaniamo ciechi.

Tu sono io. Si dice. Si scrive. L’ho appena fatto. L’hai appena letto. Significa qualcosa per te.

Possiamo sfuggire all’inferno. Abbiamo bisogno solo di uno sguardo più flessibile. E più generoso.